
I contenuti dell'articolo:
Nightbitch
Titolo originale: Nightbitch
Anno: 2023
Nazione: Stati Uniti d’America
Genere: Drammatico, Fantastico
Casa di produzione: Annapurna Pictures, Searchlight Pictures
Distribuzione italiana: Disney+
Durata: 99 minuti
Regia: Marielle Heller
Sceneggiatura: Marielle Heller
Fotografia: Brandon Trost
Montaggio: Anne McCabe
Musiche: Nate Heller
Attori: Amy Adams, Scoot McNairy, Zoë Chao, Mary Holland, Archana Rajan, Jessica Harper
Trailer di “titolo”
Informazioni sul film e dove vederlo in streaming
La cineasta, sceneggiatrice e attrice Marielle Heller, nota per aver diretto Diario di una teenager (2015) e Un amico straordinario (2019), nel 2024 realizza la commedia horror Nightbitch, liberamente ispirata al romanzo del 2021 Nightbitch. Bestia di notte di Rachel Yoder. La Yoder scrisse il libro in un periodo particolare della sua vita, segnato dalla prima maternità e dall’abbandono del lavoro per diventare madre a tempo pieno:
Ero da sola, una mamma casalinga, qualcosa che non avrei mai immaginato per me stessa. Mi sono ritrovata in una sorta di apatia, senza sapere più chi fossi e sentendo di aver perso completamente me stessa. Nightbitch è nato da quel silenzio.
— Rachel Yoder
Dopo la pubblicazione, il romanzo catturò l’attenzione della Annapurna Pictures e, in particolare, delle produttrici Sue Naegle e di Stacy O’Neil, entrambe colpite dalla capacità del libro di esplorare il tema della maternità con una prospettiva femminista unica:
“Anche se non sei una madre, parla di quella sensazione di essere costantemente tirati in mille direzioni e di dover rinunciare a qualcosa per andare avanti. Rachel è riuscita a renderlo estremamente emotivo, autentico e vicino alla realtà.”
— Sue Naegle
“Mi sono sentita molto in sintonia con questa storia perché ho una carriera e ho vissuto il conflitto tra la maternità e il desiderio di non perdere la mia identità professionale.”
— Stacy O’Neil
La Naegle ha successivamente contattato l’attrice Amy Adams, sei volte candidata agli Oscar, per presentarle la storia e proporle la realizzazione di una trasposizione cinematografica. La Adams ha accettato immediatamente, unendosi al progetto come produttrice e suggerendo Marielle Heller per la regia. Quest’ultima ha accolto con entusiasmo l’incarico, affidando alla stessa Adams il ruolo di protagonista, già nota per le sue interpretazioni in Arrival (2016) e Animali notturni (2016).
“Ho letto il romanzo all’inizio della pandemia, subito dopo la nascita del mio secondo figlio. In quel periodo stavo vivendo il mio personale momento Nightbitch. Quando ho letto il libro, ho pensato: ‘Oh mio Dio, questo è tutto per me. Finalmente un riflesso onesto della mia vita.’ Lavorare a questa sceneggiatura è stato davvero catartico per me, un modo per sentirmi vista. La Yoder è una persona meravigliosa e generosa. Mi ha dato piena libertà di portare la mia esperienza personale nella storia e di apportare cambiamenti per trasformarla in un film. Ciò che rende il libro così straordinario è la voce della protagonista, questa madre. È così divertente, irriverente e riflessiva. Ha una visione del mondo unica, ed era questa prospettiva che volevo preservare più di ogni altra cosa nell’adattamento. Volevo che il suo modo di vedere il mondo fosse la forza guida dell’intero film.”
— Marielle Heller
La pellicola, distribuita da Searchlight Pictures, è stata presentata in anteprima mondiale il 7 settembre 2024 al Toronto International Film Festival, per poi uscire nelle sale cinematografiche il 6 dicembre 2024. Originariamente concepito per una distribuzione su Hulu, il film ha invece avuto una proiezione cinematografica internazionale. In Italia, tuttavia, il lungometraggio è stato distribuito direttamente su Disney+ a partire dal 24 gennaio 2025.
Trama di “Nightbitch “
Una donna ha dovuto mettere in pausa la propria vita dopo essere diventata madre. Abbandonata la sua carriera di artista espositrice al MoMA, da due anni si dedica esclusivamente alla gestione della casa e alla cura di un figlio estremamente irrequieto, senza il supporto del marito, spesso assente a causa del lavoro che lo tiene lontano per giorni interi. Dopo due anni di routine casalinga, la donna inizia a crollare: si sente soffocare, imprigionata in un’esistenza che non aveva scelto, distante da ciò che era e privata di ogni passione, desiderio e motivazione.
Nel frattempo, il suo corpo comincia a cambiare in modi inquietanti e surreali. Strani peli bianchi iniziano a crescere sulla sua schiena, i denti diventano affilati, e il suo corpo si riempie di bubboni. Anche i suoi sensi subiscono trasformazioni: gli odori le appaiono più intensi e penetranti, e, al contempo, i suoi appetiti si alterano radicalmente. La donna sente un bisogno incessante di carne, come se il suo stesso corpo reclamasse qualcosa di primordiale. Cosa le sta succedendo?

Recensione di “Nightbitch”
Una pellicola imperfetta ma indubbiamente originale, che affronta la tematica della maternità attraverso una connotazione simbolica intrigante, capace di unire l’elemento femminista al mostruoso. Un approccio che ricorda, seppur in modo diverso, il lavoro di Carolie Fargeat con The Substance (2024), un’opera eccellente che costruisce una drammaturgia dal sapore tipicamente cronenberghiano, improntata sul body horror per formulare una critica sociale incisiva. Il film esplora l’oggettificazione dei corpi femminili e la superficialità di una società maschilista più interessata all’estetica che all’intelletto.
Mentre la Fargeat, con The Substance, utilizza un’impronta horror marcata, dove la decomposizione del corpo e il disgusto rivestono un ruolo centrale, Marielle Heller adotta un approccio diverso in Nightbitch. Qui, la metamorfosi della protagonista si distacca da rappresentazioni scabrose e dal puro orrore, per concentrarsi su una narrazione che oscilla tra il drammatico e la commedia. Le dinamiche realistiche del film si intrecciano con elementi magici e sovrannaturali, che vengono utilizzati per sviluppare il tema centrale: una riflessione femminista sulla maternità e sul profondo cambiamento psicofisico che una donna affronta dopo la nascita del suo primo figlio, un evento talvolta tragico che porta delle donne ad abbondanare il proprio lavoro trasformandosi in casalinghe disperate e infelici.
All’interno della pellicola emergono elementi legati al genere del mostruoso attraverso la drammaturgia che ruota attorno alla protagonista. Un dettaglio significativo è che questo personaggio, interpretato magistralmente da Amy Adams, non viene mai chiamato con il suo nome, ma è identificato esclusivamente come “Madre”. Questo espediente drammaturgico si rivela particolarmente interessante e funzionale alla narrazione, poiché trasforma il personaggio in un simbolo sociale universale: non una singola donna, ma una rappresentazione collettiva di tutte le donne che, diventate madri, si trovano a vivere la stessa condizione di infelicità e alienazione interiore della protagonista. Il titolo “Nightbitch” (piuttosto provocatorio) assume così un significato profondo e stratificato, riflettendo l’evoluzione del personaggio e il viaggio che compie attraverso le sue emozioni e trasformazioni, rendendolo un potente simbolo della maternità vissuta come conflitto e metamorfosi interiore.
Questa Madre, i cui sentimenti ci vengono rivelati attraverso una voce interiore che accompagna il racconto, affronta nel corso della pellicola una profonda trasformazione psicofisica. Questo cambiamento conduce il personaggio a ridefinire la propria vita, passando da una condizione di confusione interiore alla riscoperta del suo sé più autentico, quello smarrito con la nascita del figlio, quando ha iniziato a mettere la famiglia e la cura del bambino al di sopra di sé stessa e della propria felicità.
Il cambiamento positivo della Madre prende avvio con una metamorfosi fisica che la trasforma, sotto la luce della luna, in un cane/lupo. Questo animale rappresenta per lei una nuova connessione con la propria forza interiore e un rinnovato senso di libertà, una condizione che nella sua vita umana le viene negata, soffocata dai doveri di moglie, casalinga e madre. La trasformazione in lupo assume una forte valenza simbolica all’interno della vicenda, poiché non viene trattata secondo i codici del genere horror. La metamorfosi, rappresentata visivamente solo in un’occasione, non punta a suscitare disgusto o terrore, ma si distanzia nettamente dalle rappresentazioni canoniche presenti in film come “L’uomo lupo” (1941) o “Un lupo mannaro americano a Londra” di John Landis, celebri per la loro iconica e terrificante resa visiva della trasformazione.
Un ulteriore aspetto interessante è il modo in cui il lupo viene rappresentato. A differenza delle due pellicole citate, dove l’animale è concepito come una creatura spaventosa, nella visione di Marielle Heller il lupo appare dolce e affascinante, più simile a un cane che a una bestia feroce. Questa scelta stilistica sottolinea la potenza e la libertà intrinseche all’animale, tratti che la protagonista deve conquistare per liberarsi dalla condizione di sottomissione maschilista e dalla perdita del proprio io autentico e della gioia di vivere.
Per la realizzazione di questa trasformazione, che si discosta notevolmente dai canoni tradizionali del genere mostruoso, è stato coinvolto un team di esperti. Stuart White ha supervisionato gli effetti visivi, mentre Vincent Van Dyke ha curato il design delle protesi e del trucco speciale, affiancato dall’artista di trucco prostetico Thomas Floutz. Questa squadra ha contribuito a plasmare una metamorfosi visivamente delicata e simbolicamente potente, in linea con l’approccio narrativo e stilistico scelto da Marielle Heller, che convince solo in parte.
Quando ho incontrato Marielle Heller per la prima volta, pensavo che il progetto fosse un film horror. Tuttavia, è diventato subito chiaro che si trattava di una storia molto diversa, centrata su uno spirito animale meraviglioso e libero che avremmo dovuto rappresentare. Tutto è iniziato con il previz (visualizzazione preliminare) che abbiamo realizzato per immaginare le diverse fasi della trasformazione della Madre e pianificare le riprese necessarie. Abbiamo analizzato ogni dettaglio della metamorfosi di Amy, con particolare attenzione alla transizione dal camminare in posizione eretta al gattonare: un passaggio fisicamente impegnativo.
La sfida principale è stata affinare le sottili sfumature del movimento da bipede a quadrupede. Ad esempio, mentre un primate tiene il bacino abbassato con le ginocchia vicine, un cane lo solleva, mantenendo una postura completamente diversa. Questo ha richiesto un accurato lavoro sulla memoria muscolare. Successivamente, abbiamo collaborato con il team di Vincent per definire le protesi necessarie e il loro livello di complessità.
Inizialmente, le modifiche erano minime: un po’ di peluria sulle braccia e lievi cambiamenti al viso. Con il progredire della trasformazione, la peluria diventava più evidente, estendendosi su spalle e torace. Nelle fasi finali, abbiamo progettato un impianto prostetico per la parte posteriore del torso di Amy, capace di muoversi fisicamente sotto la pelle: scapole e colonna vertebrale si sollevavano visibilmente, creando un effetto straordinario. Una volta completata quella ripresa, il resto del lavoro è stato affidato al reparto CGI.
La trasformazione in cane, composta da molteplici elementi, è stata particolarmente complessa. L’atletismo di Amy, unito alla sua consapevolezza da ballerina del proprio corpo e della posizione nell’inquadratura, ha reso la sua performance straordinariamente realistica. Per due intere giornate, Amy ha svolto una serie di azioni incredibili: correre in cerchio a quattro zampe, scavare nel prato con le dita, affondare il viso nella terra, seppellire un animale morto e persino grattarsi un orecchio come farebbe un cane. Il risultato è stato letteralmente mozzafiato.
— Team degli effetti speciali
Nonostante l’enorme impegno e l’attenzione dedicati alla trasformazione fisica, questa risulta essere poco evidente nel film, a causa di una regia che sceglie di mostrare ben poco o addirittura nulla di questo cambiamento. La metamorfosi viene infatti raccontata in modo estremamente rapido e visivamente scarsamente enfatizzato. Questa mancanza di un racconto visivo più incisivo della trasformazione fisica priva il film di un po’ della sua forza. La sceneggiatura, pur essendo interessante, soffre della difficoltà di combinare in maniera equilibrata l’elemento animale, il tema familiare e la riflessione femminista. In effetti, a tratti, sembra che la pellicola non riesca a integrare bene queste tre componenti, che talvolta si sovrappongono e rendono difficile una narrazione coesa e ben strutturata. A volte l’aspetto della maternità sembra dominare la trama, altre volte è la “bestialità” a prendere il sopravvento.
Da un punto di vista puramente attoriale, tuttavia, il film riesce a mantenere l’attenzione dello spettatore grazie alla performance straordinaria di Amy Adams, che riesce a incarnare perfettamente la protagonista sia nel corpo che nell’anima. La sua interpretazione ci immerge nel mondo interiore di dolore e di ricerca di una rivalsa personale. Purtroppo, ciò che la circonda non è altrettanto sviluppato con attori che svolgono performance nettamente di livello inferiore. Il personaggio della bibliotecaria, ad esempio, rimane troppo vago e lasciato alla libera interpretazione del pubblico. Le amiche mamme che la protagonista incontra nel corso del film sono poco approfondite, così come il marito, il quale appare come un personaggio stereotipato che richiama più il patriarcato degli anni ‘50 che quello degli anni 2020.

In conclusione
Nightbitch è una pellicola originale che esplora con sensibilità e creatività la maternità come percorso trasformativo e conflittuale. Nonostante alcune imperfezioni nella narrazione e nell’amalgama tematico, il film si distingue per l’interpretazione intensa di Amy Adams e per il modo unico in cui utilizza il simbolismo del lupo per rappresentare la ricerca di sé. Una commistione tra dramma, magia e introspezione che, pur non raggiungendo sempre il massimo potenziale, offre uno sguardo interessante sul rapporto tra identità e ruoli sociali.
Note positive
- Interpretazione magnetica di Amy Adams
- Approccio simbolico alla metamorfosi e al tema della maternità
- Narrazione originale che mescola realtà e sovrannaturale
Note negative
- Personaggi secondari poco approfonditi
- Regia che minimizza visivamente la trasformazione fisica
- Difficoltà nell’equilibrare i vari temi della storia
Review Overview
Regia | |
Elementi visivi | |
Sceneggiatura | |
Colonna sonora e sonoro | |
Interpretazione | |
Emozioni | |
SUMMARY | 3.3 |